I grandi voli italiani prima delle crociere di massa
Al termine della prima guerra mondiale, l’aviazione militare italiana venne rapidamente smobilitata.
Si svendettero gli aerei, si congedò il personale, si smantellarono gli aeroporti e numerose industrie aeronautiche chiusero i battenti. Furono anni amari per gli aviatori ma, alcuni di essi non si persero d’animo e cercarono di dimostrare con le loro imprese che l’aviazione non era solamente un mezzo di guerra ma anche di progresso in campo civile, estremamente utile per avvicinare genti e paesi.
Nel 1919 fu inviata in Argentina una missione aerea di cui faceva parte anche Antonio Locatelli (compagno di Gabriele D’Annunzio nel volo su Vienna) il quale con uno S.V.A.
Lo SVA di Ferrarin al Museo di Tokio
sorvolò per la prima volta la catena delle Ande collegando nei due sensi l’Argentina e il Cile tra l’entusiasmo dei numerosi emigrati italiani in quei due paesi.
Nel 1920 due velivoli S.V.A. pilotati da Arturo Ferrarin e Guido Masiero decollarono da Centocelle(Roma) alla volta di Tokyo.
L’impresa era stata ideata da Gabriele D’Annunzio che avrebbe voluto parteciparvi personalmente, ma nel settembre 1919 il poeta occupò Fiume mettendosi contro il governo italiano. L’impresa non fu più vista con favore dalle autorità italiane ma venne comunque autorizzata. Nel programma originario si era prevista la partecipazione di 4 Caproni e 5 SVA ai quali si aggiunsero all’ultimo momento Arturo Ferrarin e Guido Masiero su SVA che dovevano servire da staffetta per gli altri. I Caproni non andarono oltre la Siria; del gruppo dei 5 SVA uno solo giunse a Calcutta dove si sfasciò. A Calcutta, Ferrarin e Masiero furono fermati da un ordine ministeriale, ma dopo venti giorni di sosta, per evitare la stagione delle piogge, ruppero gli indugi e proseguirono il viaggio.
Il raid di circa 18.000 km attraverso Grecia, Turchia, Siria, Mesopotamia, Persia, India, Birmania, Siam, Indovina, Cina, Manciuria, Corea e Giappone fu tormentato da tifoni, monsoni, alluvioni, guerriglie locali e numerosa avarie ( riparate dagli ottimi motoristi Cappannini e Maretto).
A Canton, Masiero, in decollo, investì un albero e distrusse l’aereo raggiungendo Shangai in piroscafo dove era stato posizionato uno SVA giunto via mare. L’interruzione del volo comportò il declassamento dell’impresa di Masiero rispetto a quella di Ferrarin.
L’impresa ebbe alta risonanza nel mondo e le accoglienze lungo il percorso furono molto calorose: il Giappone decretò 40 giorni di festeggiamenti con manifestazioni a Tokyo di delirante entusiasmo ( Time di Londra).
Nonostante tutto ciò il raid fu sminuito dalla stampa italiana e sollevò perfino ingiustificate critiche.
Nel 1925 il ten.col. Francesco De Pinedo con il motorista Campanelli compì un volo di 55.000 km
Con un idrovolante S16 Ter denominato “Gennariello” . Il raid, partito da Sesto Calende, durò 201 giorni ; attraversò Turchia, Persia, India, Indonesia, circumnavigò quasi tutta l’Australia facendo tappa in molti luoghi tra cui Melbourne e Sidney, attraversò le Filippine e la Cina dove si fermò anche a Shangai e raggiunse infine Tokyo.
Il viaggio di ritorno si svolse costeggiando Cina, Indocina e Birmania attraversando l’India e numerosi paesi del medio oriente e alla fine arrivò a Roma ammarando trionfalmente sul Tevere.
L'apparecchio in volo davanti a Porto Ripetta
Sempre nel 1925 Umberto Maddalena insieme a Pier Luigi Penzo e Guascone Guasconi compì una crociera nei mari del Nord con due idrovolanti Macchi 24 sorvolando due volte le Alpi.
Durante il viaggio di ritorno i due aerei, sorpresi da una forte bufera, furono costretti ad “atterrare” in mezzo alla neve sul passo dello Spluga.
I due idrovolanti caduti sullo Spluga. In primo piano il velivolo di Maddalena, che riportò, dalla terribile risucchiata, i danni più gravi
Nel mese di febbraio 1927 il ten. col. Francesco De Pinedo con il magg. Carlo del Prete e il motorista Vitale Zacchetti effettuarono la crociera delle due Americhe con un idrovolante S55 dotato di motori ASSO 500 HP denominato “Santa Maria”.
Partiti dalla Sardegna fecero un percorso di km 43.820 in 44 tappe tra le quali ricordiamo : Bolama, Isole Capo Verde, Isola Fernando di Noronha, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Montevideo, Assuncion, Manaos, Georgetown, Port Prince, Avana, New Orleans, Lago artificiale Roosevelt.
In quest’ultima località, mentre l’aereo veniva rifornito, uno spettatore gettò un mozzicone di sigaretta nell’acqua dove galleggiava della benzina e il velivolo venne completamente distrutto dalle fiamme.
Il Ministero dell’Aeronautica autorizzò l’invio di un nuovo aereo identico per continuare il raid e il velivolo fu denominato Santa Maria II. Fu trasportato a New York dalla nave Duilio e poté continuare il giro degli Stati Uniti ritornando poi a Roma via Canada, Terranova, Azzorre e Lisbona.
Nell’ottobre 1927 il Ten.Col. Umberto Maddalena e il Cap. Alberto del Prete ( fratello di Carlo) fecero una crociera di oltre 12.000 km con un idrovolante S62 a scopo di dimostrazione e propaganda industriali attraversando diversi stati Balcanici, la Russia e la Germania.
Nel 1928 lo stesso Maddalena raggiunse con un S55 il Polo Nord avvistando la tenda rossa con i superstiti della tragedia del dirigibile Italia.
Tra i grandi voli del 1928 non si può non ricordare la trasvolata dell’Atlantico compiuta da Arturo Ferrarin e Carlo del Prete effettuata senza scalo con un S64 da Roma ( Montecelio) a Porto Natal per complessivi km 7.163. Appena giunti in Brasile purtroppo per un incidente aereo morì il pilota Carlo del Prete, uno dei più abili e valorosi aviatori italiani.
Con questa impresa Ferrarin e Del Prete si aggiudicarono il primato mondiale di distanza in linea retta.
Italo Balbo, nominato il 6 novembre 1926 Sottosegretario del Ministero dell’Aeronautica, avvia una serrata ricognizione della struttura nella quale dovrà operare, che include, dal 24 aprile al 7 maggio 1927, il “Volo d’Ispezione nel Mediterraneo” con due idrovolanti, un S 55 e un Dornier Wal, pilotati da uomini che gli saranno vicini nella organizzazione del dicastero e delle crociere, tra quali il Cap. Pier Luigi Penzo, il S.Ten. Stefano Cagna, il Col. Aldo Pellegrini, il S.Ten. Danilo Barbi Cinti e Umberto Klinger in qualità di ufficiale di ordinanza.
I voli all’interno della Libia furono effettuati con aerei terrestri.
Nella foto a sinistra l'idrovolante Savoia Marchetti S55 e a destra l’idrovolante metallico “Marina”
Itinerario del Volo d'ispezione nel Mediterraneo
La necessità di adottare i voli di massa come fattore determinante per il successo di una innovativa politica per l’ordinamento e lo sviluppo dell’ Arma è evidenziata da Balbo in un intervento alla Camera dei Deputati nel 1928. Nel corso dell’esposizione affermò infatti: “Io penso quindi che oggi si debbano cercare obiettivi nuovi per la gara dell’ardimento, della volontà e della perizia dei nostri volatori, non tanto in raid individuali ma in crociere collettive di più squadriglie destinate a volare insieme per arricchire il nostro personale navigante non soltanto di esperienze preziose di cielo, di clima e di paesi lontani, ma di una pratica necessaria per il volo di massa. Le formazioni serrate costituiscono una ottima scuola per il comando, per la disciplina, per formare il carattere degli uomini”.
La progressione dei fatti lascia intendere che egli si riferisse alle crociere del Mediterraneo Occidentale e del Mediterraneo Orientale che si svolsero rispettivamente nello stesso anno e nell’anno successivo.